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  • The Brigit

The Brigit incontra Resilienze di Federica Portaccio

PREMESSA


E’ molto che non scrivo.


Sì, è così.


Inseguo il “tempo”.


Quel luogo rassicurante che raccoglie da sempre la nostra storia e quegli infiniti istanti di vita dove tutto era sempre al proprio posto prima della pandemia, ma ora, nel mezzo di questo percorso incerto e faticoso che tutta l’umanità sta affrontando, nulla è al proprio posto.


Il tempo non è più quel luogo certo, definito. Nulla è al proprio posto.


Eppure ora sono qui, davanti al mio pc, per rimettere ordine, per ripartire, per continuare a costruire la nostra community di donne, che ogni giorno con il proprio lavoro, con i propri sogni e progetti, vuole costruire una nuova normalità, un nuovo tempo, UNA NUOVA STORIA.


RESILIENZE


Forse è il caso, forse no.


Ma il mio racconto riparte da RESILIENZE di Federica Portaccio.


Incontro Federica durante la sua pausa pranzo, a proposito di “tempo”. Ne approfitta, durante la nostra chiacchierata, per fare due passi sul lungo fiume: con la sua camera mi mostra il Po, è una giornata fredda, i colori invernali incorniciano il suo volto e dietro di lei, come sfondo, la bellissima Torino.


“Resilienze nasce nel 2016 quando decido di iniziare a studiare oreficeria e mi appassiono al gioiello”


“Venivo da una situazione in cui mi ero appena laureata in architettura e, sai, ti insegnano la creatività e ti promettono di poter mettere in campo questa creatività, ma in realtà, una volta ottenuta la laurea, dopo l’esame di stato, inizio a lavorare in uno studio d’architettura e scopro che non è così, perché comunque si è sempre e solo la mente e il braccio di qualcun altro”


Così inizia a lavorare in studio, sempre attaccata al computer, senza mai avere la possibilità di poter esprimere le proprie idee.


“Mi avvicino al mondo del gioiello, un mondo al quale ho voluto dare questo nome: “Resilienze”, declinato al plurale, come se i gioielli che creavo fossero la manifestazione di questo tentativo di riprendere in mano la mia vita, di rialzarmi e tentare di dare spazio alle idee che avevo. Così decido di frequentare la Scuola Orafa di Milano”


Federica vive a Torino, ha 33 anni e un bimbo di quasi 2 anni, Tommaso.


“Grazie a lui ho preso coraggio e nel 2019 ho deciso di lasciare il posto fisso che avevo, come architetto”


“Visto che volevo essere una mamma presente ma anche realizzata da un punto di vista professionale, ho deciso di licenziarmi e di iniziare questa avventura con una mia collega orafa, conosciuta durante gli anni di studio presso la Scuola Orafa di Milano”


MATERICO ATELIER, UN LUOGO DOVE CO-CREARE


Federica, insieme alla sua collega, trova uno spazio nel centro di Torino, in Piazza Vittorio Veneto, all'interno di un cortile di cui si sono subito innamorate!


“Era esattamente ciò che cercavamo: un giusto mix tra laboratorio e negozio, dove creare i nostri pezzi e accogliere i nostri clienti”


“Creare un luogo di co-working orafo ha reso indubbiamente più sostenibile il nostro progetto. All'interno di Materico Atelier, ogni Brand è indipendente.


Abbiamo attrezzato quattro postazioni di oreficeria con banco e attrezzatura di base, e mettiamo anche a disposizione strumenti di lavoro molto costosi, strumenti che spesso una persona che vuole iniziare questo percorso non può permettersi.



Magari qualcuno vuole solo sperimentare, non sa ancora se continuerà seriamente con questa professione. Noi diamo la possibilità di affittare una postazione con tutto l’occorrente, e in questo modo riusciamo ad auto sostenerci”


I gioielli RESILIENZE


Da quando è nato il progetto Resilienze, Federica ha sempre voluto unire al metallo la porcellana. Quest’ultimo è un materiale delicato ma anche molto forte, che può resiste ad una cottura a 1230° di temperatura.



“Ciò che voglio trasmettere è la semplicità e la delicatezza di gioielli che non hanno bisogno di urlare, ma che grazie a questo loro tratto lieve e minimale, grazie alla loro stessa essenza, sanno raccontare con forza e determinazione la loro unicità. Questi gioielli sono il risultato di quella ricerca artigianale e di quel lavoro, fatto a mano, con cura e passione, che contraddistingue ogni pezzo”


“Anche i manufatti più semplici, sono tutti realizzati da zero, non uso stampi o tagli laser per facilitare il lavoro”


“Questo è ciò che voglio fare, ciò che voglio offrire a chi sceglie i miei gioielli. Preferisco richiedere alle clienti un po’ di pazienza in più rispetto ai tempi di consegna, ma voglio creare un gioiello garantendo che tutto ciò che è definito “artigianale” lo sia in tutte le sue fasi”



Echi


“L’ultima collezione, che ho chiamato “Echi”, nasce dalla necessità di declinare il concetto del vuoto, anche in oreficeria.



In architettura si tratta molto l’argomento del pieno e del vuoto, come bilanciarlo, equilibrarlo e contrastarlo. In oreficeria creare il vuoto non è facile, ma sono riuscita attraverso una tecnica che avevo imparato nel 2018, durante un workshop. Sono contenta di essere riuscita a utilizzarla e tradurla nei miei gioielli”


“Echi” vuole significare proprio questo, vuole sottolineare che il vuoto non è il nulla, ma, nonostante il vuoto, a volte, sia vuoto, comunque lo si sente … il vuoto può far rumore. Sembra un paradosso, ma non lo è.


Per tutte le volte che…


Per tutte le volte che mi sono sentita “non considerata”, “non compresa”; per tutte le situazioni lavorative in cui sono stata circondata da persone che invece di elevarmi come donna, come lavoratrice, hanno tentato di abbattermi quanto più possibile affinché non potessi alzare la testa e dire la mia; per tutte le volte che mi hanno fatto sentire inadeguata...ora che sto iniziando ad ottenere quello che ho sempre sognato, posso dire:


"Si può fare! Pianificando molto bene e realizzando progetti sostenibili si può arrivare dove si vuole"

"Ora il mio obiettivo è quello di crescere occupandomi in prima persona del mio Brand”


Cosa pensi di The Brigit


“E’ ciò che serve per fare community, per ritrovarsi tutte insieme e capire che nei momenti più difficili non si è sole.


E’ poter dire:


“So che ci sono altre donne che stanno cercando di affermarsi e vivono la mia stessa situazione”

Aggiungo..


Sì Federica, siamo in tante. Ognuna con il suo sogno, con la sua storia e con un valore, unico e straordinario, da raccontare. A molte di noi può essere successo, come è successo a te, di non poter esprimere le proprie capacità, di non poter usare la propria voce che resta inascoltata, incompresa, ignorata.


Quando questo accade l’autostima si azzera e il vuoto, fuori e dentro di te, ti assale.


Ma, come ci racconti attraverso la tua arte, quel vuoto non è vuoto, non ci deve annientare, è solo un passaggio temporaneo che ha una sua voce, che ci racconta di una ripartenza. O forse è nostra la voce che lo riempie, voce che non ci è mai mancata, che esprime il nostro talento, che è scritto nella nostra vita e che dobbiamo far brillare, sempre.

Sono felice di essere circondata da donne stupende come te, Federica.


Forse può sembrare scontato o impossibile, ma ascoltare una storia, come quella di Resilienze, in cui si può cadere ma anche rialzarsi con la propria forza e determinazione, non può che aiutare un’altra donna a credere, sempre, nel proprio sogno.


A qualunque costo.




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