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  • The Brigit

The Brigit incontra Mosia Design di Daniela Manca

Brand di pelletteria artigianale. Un cuore libero e dissidente.


16 aprile 2021, ricordo, il pensiero a The Brigit: le scelte, l’impegno, gli incontri voluti, la progettualità, la "casualità" degli eventi e così, tra i miei pensieri, ricevo questo messaggio da Daniela:


“Volevo ringraziarti per aver iniziato a seguire il mio profilo, dove parlo di lavoro, passione e dissidenza! Il mio hashtag ufficiale #milleviteinunasola è dedicato a noi funamboli ed equilibristi della vita quotidiana che non ci identifichiamo in un unico ruolo, ma sappiamo di poter essere tutto ciò che desideriamo”.


Daniela ha colto nel segno, e subito diventa uno dei miei pensieri.


Le sue parole, così precise e puntuali, descrivono ciò che SONO, e quel NOI, non mi fa sentire sola. Quel NOI (donne) è LA FORZA in cui credo per sviluppare i nostri progetti, per farne nascere di nuovi, per non stancarci mai di CREDERE che quel sogno… possa diventare realtà.


Più la community di The Brigit cresce, più mi rendo conto che nelle storie straordinarie delle donne che sto conoscendo, c’è sempre qualcosa che racconta di me.


“È vero”


mi dice Daniela:


“Le persone che incontriamo sono il nostro specchio, e nel momento in cui ci apriamo e siamo pronti a cambiare e ad evolvere, l’universo ci manda ciò di cui abbiamo bisogno”

Classe 1988, il racconto di Daniela, mi fa capire come, ogni giorno, siamo liberi di interpretare tutti i ruoli che desideriamo e che ci appartengono; come possiamo vivere mille vite in una sola.



Essere artigiana


“Fare l’artigiana per me significa essere libera: libera di esprimermi, libera di rispettare i miei tempi, libera di interpretare tutte le persone che sono, libera di creare, di essere, di diventare. Libera di ascoltarmi e di ispirarmi.”

Daniela non ha avuto un percorso lineare, nessuno nella sua famiglia era artigiano, per lei, riuscire ad esserlo, è vivere una delle sue mille vite.


“Da bambina sognavo di fare il meccanico o lavorare in un circo… poi, alle superiori, ho scelto un indirizzo economico, perché mi vedevo con la 24h e il tailleur di Chanel. Era la mia idea di successo, anche perché non conoscevo altro”


Si avvicina in seguito alla medicina, mi confessa che le è sempre piaciuto studiare. Si iscrive all'università e si laurea in scienze infermieristiche, con una specializzazione in psichiatria, e una tesi di laurea in musicoterapia in associazione alle terapie farmacologiche sul paziente schizofrenico.


“Mi si è aperto un mondo, ed è stato in quel momento che ho compreso come conciliare le mie passioni”



“In Italia è tutto molto settoriale: se inizi un percorso, è difficile che riesci a spaziare in altri ambiti. In altri Paesi è molto forte il concetto di multipotenzialità.

Non è detto che nasciamo per fare una cosa sola, e che dobbiamo necessariamente fare la stessa cosa per tutta la vita! Quando ho capito questo mi si è aperto il mondo.


Non esiste un solo modo per raggiungere una destinazione.


Potrebbe essere necessario vagare un po’ prima di arrivare alla meta. Il che non significa sempre che ci si sia persi, ma semplicemente che il percorso doveva passare da esperienze diverse”


Una borsa Gucci anni ‘40


“Mentre continuavo a studiare e a lavorare in ospedale, mi sono avvicinata all'artigianato grazie ad una borsa Gucci anni ’40, di mia nonna. L’ho ritrovata nel mio armadio, era semplicemente perfetta, come se fosse stata appena fatta. È difficile spiegare ciò che ho provato, ho sentito il desiderio di voler fare anch'io “qualcosa” che trascendesse il concetto di possesso: qualcosa che “vivi” e “utilizzi” in prima persona, ma che può avere una seconda vita. “Qualcosa” che possa sopravvivere dopo di te, lasciando ad altre persone le tue sensazioni e le tue emozioni rispetto a quell'oggetto”



Il mio maestro


Daniela conosce un artigiano interprete di un’antica tradizione artigianale, tanto che quando iniziò a fare pelletteria non c’era nulla di meccanico: lavorava solo ed esclusivamente a mano.


“Lavorare solo ed esclusivamente a mano, questo mi ha insegnato. Solo quando capisci la fatica che c’è dietro a un lavoro, riesci veramente ad apprezzare ogni aiuto che ti viene offerto per lavorare.

Mi ha insegnato tutto, tranne la progettazione. Questo, di fatto, è stato uno scoglio difficilissimo”


Grazie al suo compagno, un geometra e appassionato di progettazione 3d e modelleria, Daniela impara anche quell'aspetto e riesce a diventare autonoma.


“Quando è stato il mio momento di scegliere come lavorare, ho deciso di sfruttare tutto quello che avevo appreso, e quindi, scelsi di lavorare a mano. In realtà, mi è capitato di comprare una macchina da cucire, ma non l’ho mai usata, l’ho rivenduta, nuova”


Non solo fare ma educare


Attraverso il suo racconto Daniela ti conduce nel laboratorio dove ogni giorno scrive pagine bellissime del nostro Made in Italy: bellezza e cura del prodotto, armonia di forme e materiali, dialogo tra colei che crea e chi indosserà il suo accessorio. Il suo stile è espressione di un mondo interiore dove l’imperfezione può diventare la caratteristica migliore.


“Una borsa in pelle cattura in modo accurato l’essenza della persona che la indossa”


Ama tutto ciò che è classico e sofisticato, crede nell'eleganza e nel bon ton.

Mosia Design, attraverso il suo impegno quotidiano e i suoi prodotti, vuole anche comunicare l’importanza di valori come la sostenibilità.


“Sostenibilità significa lavorare in modo etico per l’ambiente, con il fine assoluto di rispettarlo. L’uomo si sente al di sopra della natura, senza pensare che ne fa parte. Cerco di comunicare questi messaggi, affinché le persone possano essere consapevoli delle loro scelte. Scegliere significa essere liberi, agire con consapevolezza è una responsabilità a cui tutti siamo chiamati. Voglio instillare uno spirito critico nelle persone che mi ascoltano. In questo momento, è più importante che la vendita fine a se stessa.

Acquista ciò che desideri, prenditene cura, e fa sì che non danneggi nessuno altro e nient’altro”


Insieme a lei scopri la bellezza e la particolarità dei materiali, senti fra le dita la morbidezza sorprendente del cuoio. Attraverso il suo sapere ti conduce in questi luoghi del “fare” in cui si realizza il processo di CONCIA VEGETALE.



Eco-sostenibile, sicura per l’uomo e per l’ambiente, la concia vegetale permette di valorizzare la pelle e farla durare per generazioni. Essendo un materiale organico, può essere smaltita in modo naturale ed ogni lavorazione deve essere rispettosa di questo processo.


Il fascino e la bellezza possono essere sostenibili!


“Sento spesso persone dire che un prodotto è fatto a mano, quando l’80 % della produzione è eseguita con macchine che, per quanto possano essere artigianali, sono molto diverse da un lavoro fatto a mano. Una cucitura fatta a macchina rispetto a una cucitura fatta a mano è tutta un’altra cosa, un’altra tecnica.


Il Lusso può essere riparato. Il prodotto di qualità si ripara, e la riparazione fa parte del percorso del lusso”

Sono grata


“Questa pandemia ha generato un dolore e una sofferenza che difficilmente dimenticheremo, ma allo stesso tempo ha scatenato una rinascita intellettuale in molte persone.


Difficilmente saremmo arrivati in tempi così brevi a questo bisogno di rinascere, di reinventarci, di valutare con occhi diversi i valori su cui si basa la nostra società, profondamente in conflitto con la natura dell’essere umano.


Sono grata a un “tempo” che questo virus ci ha imposto, in cui ho potuto seguire percorsi che altrimenti non avrei avuto modo di affrontare: con il lockdown ho iniziato a curare il mio profilo Instagram; ho iniziato un percorso di coaching che è stata una vera liberazione, mi ha aiutato tantissimo a tradurre in parole i miei sentimenti e le mie emozioni di artigiana. Avevo difficoltà ad aprirmi agli altri, ad esprimermi.


Mai come ora mi sono sentita felice e realizzata nel farlo. Sento il desiderio di crescere. Le mie parole nascono dai miei valori di vita e lavoro”

Dissidenza, parola chiave del mio percorso


“Molto spesso si vive in una sorta di incoscienza, presi dalla routine si accettano abitudini e comportamenti, senza interrogarci se siano corretti per noi. Spesso ci lamentiamo, senza trasformare tutto questo in un agire: questa è la chiave della dissidenza, è un comprendersi intimamente e poi riversare all'esterno questa rinnovata consapevolezza di sé. Dissidenza è non accettare quello che ci viene imposto ma adattarlo a sé stessi.


Tu puoi esprimere ciò che sei, il tuo essere diverso dagli altri, il tuo non essere d’accordo con le regole imposte dalla società o dalla moda, ma non per forza, per farlo, devi essere rumoroso.


Ho sempre comunicato questo con il mio lavoro: siamo liberi di interpretare tutti i ruoli che desideriamo, e possiamo vivere mille vite in una sola”


“Volevo ringraziarti per aver iniziato a seguire il mio profilo…” mi scrivevi il 16 aprile 2021.


Oggi rispondo con riconoscenza: Grazie a te, Daniela!

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